Avrai certamente sentito il mantra per cui il problema dell’Italia è il suo debito pubblico. In effetti, a gennaio 2020 ammontava a 2.443 miliardi (miliardi) di euro. Non male.
Ora te ne dico un’altra: generalmente il debito pubblico si misura in percentuale sul Prodotto Interno Lordo, il famoso PIL.
Il prodotto interno lordo (abbreviato PIL) misura il valore di tutti i beni e i servizi finali (cioè destinati al consumo) prodotti sul territorio di un Paese in un dato periodo di tempo. In altre parole è il fatturato del Paese.
Il prodotto fra il debito pubblico italiano e il suo PIL a fine 2018 era del 131,8%. Per capirci, è come se tu fatturassi con la tua partita iva 100.000 euro e avessi 131.800 euro di debiti.
Questo per quanto riguarda l’Italia. E ora diamo un’occhiata al Giappone.
Il suo debito pubblico ammonta a 8.000 miliardi di euro e il suo rapporto con il PIL è del 237,6%.
Sempre per capirci, immagina ora di fatturare con la tua partita iva 100.000 euro e di avere 240.000 euro di debiti.
237% contro 131,8%. Italia batte Giappone 2 a 1. Se fosse vero che i guai di un Paese dipendessero dal suo debito pubblico, noi –a confronto dei giapponesi- saremmo dei signori. Invece:
Invece, su ogni 100 persone, in Italia 30 sono povere mentre in Giappone solo 16. Debito pubblico quasi doppio, persone povere la metà. Perché?
Prima di spiegartelo, voglio dire che non mi interessano le statistiche “reddito medio pro capite” perché se le metto a confronto con la distribuzione della ricchezza in Italia, balza all’occhio che non mi dicono proprio nulla visto che il 75% della ricchezza è in mano al 30% più ricco delle famiglie, (per informazione, di questa quota è detenuta dal 5% più ricco che ha un patrimonio netto in media pari a 1,3 milioni di euro) – (Fonte: Banca d’Italia).
Se poi vogliamo proprio parlare del reddito medio italiano, eccolo qua:
Dunque, perché i giapponesi hanno un mega debito, ma sono mediamente più ricchi? O, meglio, perché ci sono meno poveri in Giappone nonostante il mega debito? Ribadisco, è questo il dato che ci deve interessare perché, senza benessere, la democrazia è solo una parola sulla carta. L’ho scritto qui se ti interessa.
I motivi sono due:
- il Giappone detiene ancora la sovranità monetaria quindi batte la sua moneta (yen) e il suo debito pubblico è nella sua moneta, non in valuta straniera come avviene per l’Italia il cui debito non è in Lire, ma in Euro,
- il debito pubblico giapponese è in mano ai giapponesi.
Il debito giapponese è quasi per il 90% in mani giapponesi e questo fa sì che sia immune alla speculazione di origine straniera. I giapponesi comprano i titoli di stato del loro Paese con i propri risparmi (si fidano proprio perché sanno che i titoli sono al sicuro dalla speculazione) e lo Stato spunta tassi bassissimi perché non deve implorare investitori stranieri affinché gli prestino soldi.
Il debito italiano, invece, è nelle mani di investitori esteri non bancari (asset manager, hedge fund, assicurazioni, fondi pensioni e privati) per il 53% al quale si deve aggiungere il 19% detenuto da banche sempre estere (Fonte: Wallstreetitalia.com).
Inoltre, come detto, il Giappone può stampare tutta la moneta che vuole e, quindi, può rimborsare i risparmiatori, sottoscrivere emissioni di titoli (tanto fa debiti con se stesso) e/o comprare i propri titoli sul mercato (per influenzarne i rendimenti).
Questo fa sì che il debito giapponese (almeno per il 90% domestico) non esiste, sono solo scritture contabili. Il nostro, invece, sì che esiste.
Ti sembra una follia il fatto che il debito pubblico giapponese non esista? Non lo è, ma te lo spiego nella prossima puntata perché immagino che tu ne abbia avuto abbastanza a leggere ‘sta pizza.
Alla prossima.